RoFF18, “E la festa continua!” di Guédiguian e “Firebrand” di Aïnouz

sabato 28 Ottobre 2023
Un articolo di: Sergio Perugini

Un cinema di respiro sociale, direzionato alle periferie e ai diritti degli ultimi. È quello del regista francese Robert Guédiguian, che alla 18a Festa del Cinema di Roma presenta “Et la fête continue!” (“E la festa continua!”), dove ritroviamo la sua comunità di attori-famiglia: dalla moglie Ariane Ascaride ai fidati Jean-Pierre Darroussin e Gérard Meylan, senza dimenticare la città di Marsiglia. L’opera ricorda un tragico fatto di cronaca avvenuto nel 2018, il crollo di due palazzine in rue d’Aubagne, allargando poi lo sguardo sul valore della memoria, delle radici culturali armene, sulla condizione di poveri e migranti come pure sull’importanza della partecipazione politica. Un film che fonde tonalità drammatiche con note di sentimento e ironia brillante. Ancora, alla Festa del Cinema c’è anche il film “Firebrand” del brasiliano Karim Aïnouz, intenso ritratto di Catherine Parr, sesta moglie del sovrano Enrico VIII nell’Inghilterra del Cinquecento. Sulle rotte della Storia, il regista compone un grintoso affresco femminista. Ottime le prove di Alicia Vikander e di Jude Law, che imprimono vigore e pathos a un film non sempre centrato. Il punto Cnvf-Sir.

“Et la fête continue!”

Il francese Robert Guédiguian si conferma ancora una volta un autore-avamposto sociale, capace di raccontare con il suo cinema colto ed elegante angoli periferici del nostro presente, ma anche storie di famiglie e comunità solidali. Tra i suoi titoli più recenti “La casa sul mare” (2017, Premio Signis a Venezia74) e “Gloria mundi” (2019, Coppa Volpi miglior attrice per Ariane Ascaride a Venezia76). A Roma presenta ora “Et la fête continue!” (“E la festa continua!”), opera corale scritta insieme Serge Valletti che ricorda un tragico fatto di cronaca avvenuto nel 2018 a Marsiglia. Nel cast, oltre all’immancabile città di Marsiglia, figurano sempre Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin e Gérard Meylan insieme a Lola Naymark, Robinson Stévenin, Grégoire Leprince-Ringuet e Alice Da Luz Gomes. Il film sarà nei cinema con Lucky Red.
La storia. Marsiglia, oggi. L’infermiera Rosa, prossima alla pensione, è un punto di riferimento nel quartiere dove abita, occupandosi soprattutto di chi versa in condizioni di disagio. Pronta a candidarsi alle elezioni amministrative, Rosa rimane spiazzata dalla (ri)scoperta dell’amore: conosce un libraio in pensione, che le rivolge tenerezze dimenticate, essendo da tempo vedova. Rosa è instancabile anche in famiglia, pronta ad accorrere alle richieste dei due figli e delle loro famiglie. Sullo sfondo, l’impegno per non dimenticare le vittime della tragedia in rue d’Aubagne, il crollo di due palazzi…

Robert Guédiguian compone un’opera sociale densa di temi e diritti, ma anche di sentimento. Il film “Et la fête continue!” ruota attorno al personaggio di Rosa, che il regista ha cesellato ancora una volta per la moglie Ariane Ascaride, attrice di grande fascino ed eleganza. Rosa è capofila in una comunità-quartiere di ultimi, che lei ascolta e stimola alla resilienza. È una “pasionaria” con il sorriso, che si muove tra le corsie dell’ospedale o nelle vie di Marsiglia determinata ad attivare un cambiamento. Una donna che non si arrende allo status quo, e su cui poggia saldo anche un articolato equilibrio familiare, tra il fratello tassista latin lover (Gérard Meylan) e due figli premurosi (Robinson Stévenin e Grégoire Leprince-Ringuet). Attraverso il personaggio di Rosa il regista Guédiguian tratteggia anche le sfumature di un amore adulto, tra due pensionati sessantenni, che si autorizzano a provare ancora sentimenti ed emozioni sopiti. Altro personaggio chiave è Marsiglia, città natale di Guédiguian e ambientazione ricorrente nei suoi film. Marsiglia è il crocevia di un’umanità varia, multietnica, dove si alternano affanni, problemi ma anche diffusi gesti di solidarietà.
Il regista firma un’opera sì di denuncia, ma marcata da garbo e ironia dolce: evidenzia le ferite del tessuto sociale, ma non le urla mai. Affida i piccoli, grandi, drammi del quotidiano ai personaggi, che si fanno portatori ciascuno di una linea tematica: dalla questione dell’identità e custodia delle origini armene al diritto a una condizione abitazione dignitosa per i cittadini in difficoltà, alle conseguenze della pandemia sulla vita di medici, infermieri e personale sanitario, esasperati da ritmi inclementi. Guédiguian governa il racconto, i tanti temi in campo, con abile controllo e attenzione, evitando che i toni deraglino in chiave disperante. Realizza un’opera di impegno civile confezionata con sentimento e poesia, mai impetuosa. Forse non tutto è ben amalgamato, ma nel complesso le intenzioni dell’autore sono chiare come pure la resa, la qualità della narrazione. “Et la fête continue!” è consigliabile, problematico, per dibattiti.

“Firebrand”

Presentato in Concorso al 76° Festival di Cannes, il film inglese “Firebrand” del regista Karim Aïnouz sbarca sul tappeto rosso della 18a Festa del Cinema di Roma. Un dramma storico che prende le mosse dal romanzo “La mossa della regina” di Elizabeth Fremantle, che ricostruisce la figura della nobile Catherine Parr, finita in sposa al dispotico re inglese Enrico VIII. Una donna apparentemente schiacciata dall’ingombrante presenza del marito, ma in verità pronta a correre il rischio dell’affermazione di sé, di un pensiero libero. Scritto da Henrietta e Jessica Ashworth, il film ha come protagonisti il Premio Oscar Alicia Vikander e Jude Law, quest’ultimo irriconoscibile in un ruolo nero, percorso da lampi di umoralità e violenza.
La storia. Inghilterra, reggenza Tudor. Negli ultimi anni del regno di Enrico VIII, poco prima della sua morte nel 1547, la sesta moglie Catherine Parr si adopera al suo meglio per non incorrere nelle ire del marito, occupandosi dei figli dell’uomo (lei non riesce ad averne) e al contempo portando avanti segretamente una ribellione di pensiero contro le rigide regole imposte da corona e religione. Quando va a fare visita a una sua vecchia amica, una predicatrice che incita a tradurre la Bibbia perché possa essere più accessibile alla gente, Catherine finisce nel mirino di pericolose accuse: eresia e tradimento…

“Non potrei essere più entusiasta – sottolinea il regista Karim Aïnouz – di raccontare la storia di Catherine Parr, una donna brillante, illuminata, emancipata, che mi ha ispirato profondamente. Una donna che è stata in gran parte ignorata, o certamente poco rappresentata, nella storia inglese dei Tudor. Si sa molto del regno tirannico di Enrico VIII, si sa molto del re stesso e di coloro che sono morti per mano sua, ma la mia attenzione si è concentrata su una donna che non solo è riuscita a sopravvivere, ma anche a trionfare”.
Un film storico, “Firebrand”, quasi tutto girato in pochi ambienti – negli interni di un castello medievale inglese e nella campagna circostante –, che esplora in verità le stanze interiori dei personaggi, in particolare della sovrana “ribelle” Catherine Parr. Il regista brasiliano Aïnouz segue con attenzione la traiettoria di una questa donna, nobile e colta, che cerca di resistere come meglio può alle tempeste umorali del marito Enrico VIII e al maschilismo imperante a corte. Una donna che coltiva letture, ambizioni, un libero pensiero, che puntualmente viene messo alla prova dalla rigida cultura del tempo. La forza del racconto poggia tutta sulle interpretazioni di Alicia Vikander e Jude Law, che sagomano con intensità e vigore i personaggi; accanto a loro validi i comprimari Eddie Marsan, Sam Riley, Ruby Bentall e Bryony Hannah. A bene vedere, però, “Firebrand” risulta memorabile quasi unicamente per le interpretazioni piuttosto che per la regia e la scrittura. L’opera non sempre appare compatta, ancorata a una chiara traiettoria. Da sottolineare la qualità della messa in scena e delle musiche originali di Dickon Hinchliffe. “Firebrand” è complesso, problematico, per dibattiti.

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