14a Festa del Cinema di Roma, siamo giunti all’ottavo giorno di proiezioni. All’Auditorium Parco della Musica oggi, giovedì 24 ottobre, è di scena il film “Western Stars” scritto, prodotto e diretto – insieme a Thom Zimny – dal cantautore americano Bruce Springsteen; è il racconto dell’ultimo album del “Boss” con riflessioni su vita, famiglia e spiritualità. Ancora, nella Selezione ufficiale c’è il francese “Le meilleur reste à venir” di Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière con Fabrice Luchini e Patrick Bruel. Ieri a Roma 14 è stato presentato inoltre “Hustlers. Le ragazze di Wall Street” di Lorene Scafaria con Jennifer Lopez, film denuncia con sguardo al femminile sulla corruzione e l’amoralità a Wall Street. Il punto dell’Agenzia Sir e della Commissione nazionale valutazione film della CEI.
“Western Stars”
Originario del New Jersey (nato nel 1949), Bruce Springsteen è un dei cantautori rock più importanti degli Stati Uniti. In arte “The Boss”, Springsteen ha inciso più di una ventina di album, vincendo un numero sterminato di riconoscimenti tra cui 20 Grammy Awards, un Premio Oscar (nel 1994 per la canzone “Street of Philadelphia” dal film “Philadelphia” di Jonathan Demme), due Golden Globe e un Tony Award. Alla 14a Festa del Cinema di Roma l’artista presenta “Western Stars”, film da lui scritto, prodotto e diretto prendendo le mosse dal suo ultimo album in studio. Condividendo la regia con Thom Zimny, già autore del documentario per Netflix “Springsteen on Broadway”, il film si pone come un docufilm dedicato alle 13 tracce del nuovo progetto musicale. In scena, ci sono Springsteen, la moglie cantautrice Patti Scialfa e un’orchestra di 30 elementi, che si esibiscono nel fienile di casa, spazio caro e ritrovo per concerti intimi tra familiari e amici.
Il film scorre come una dolce ballata rock dai riflessi country, in cui le esecuzioni live aprono a momenti in cui Springsteen si mette a nudo, tra pensieri, meditazioni e ricordi dal suo passato. Dalle sue parole in voice over si colgono il graffio della vita, il richiamo ai momenti di irrequietezza negli anni giovanili, ma anche il potere stabilizzante della famiglia, in primis l’amore per la moglie Patti da 27 anni. Bellissimi, poi, gli inserti con i filmini privati del Boss, pagine autentiche e tenere. Non mancano, inoltre, passaggi di respiro più esistenziale o spirituale, segno di un momento di grande maturità e riconciliazione per il cantautore. La regia avvolge l’artista, seguendolo con attenzione e partecipazione; a ben vedere, a volte i raccordi narrativi tra le canzoni possono sembrare un po’ statici o ripetitivi, ma nell’insieme il prodotto raggiunge grande fascino e persino passaggi poetici. Il tutto è impreziosito da una fotografia patinata ed elegante firmata da Joe Desalvo. “Western Stars” è un omaggio al Boss che si fa apprezzare da tutti, non solo dagli appassionati. Dal punto di vista pastorale il film è da valutare come consigliabile e poetico.
“Le meilleur reste à venir”
Tornano al cinema gli autori della fortunata commedia “Cena tra amici” (“Le prenom”, 2012). Parliamo di Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière, altra coppia artistica del cinema d’Oltralpe al pari di Olivier Nakache ed Éric Toledano (“Quasi amici”, 2012), che raccontano la società e le sue angosce attraverso una chiave ironica e brillante. Al centro del loro ultimo lavoro, “Le meilleur reste à venir”, presentato a Roma14, c’è la sfida a temi tabù del nostro quotidiano: malattia, morte e lutto. Gli stessi autori sottolineano: “è un film sull’amicizia e sulla morte, ma è soprattutto, speriamo, una divertente celebrazione della vita, con tutto quello che essa possiede di crudelmente ironico e di terribilmente bello”. La storia: Arthur e César – interpretati dai sempre bravi Fabrice Luchini e Patrick Bruel – sono due amici di vecchia data; a causa di un equivoco, arrivano alla reciproca conclusione che l’altro sia malato terminale. Da qui prende il via un sequela di vicissitudini, tra riflessioni toccanti e gag sarcastiche. Parlando di morte, il film in realtà compone un efficace inno alla vita, dove l’amicizia occupa un ruolo centrale e determinante. Lo stile narrativo è di grande fascino, puntando su un copione ben scritto e dinamico nonché su interpretazioni incisive. Nel complesso, l’opera raggiunge anche picchi di sincera emozione, soprattutto nel finale. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e per dibattiti.
“Hustlers. Le ragazze di Wall Street”
Nella giornata di mercoledì 23 ottobre nella rassegna capitolina è passato anche il film “Le ragazze di Wall Street” (“Hustlers”) della regista-sceneggiatrice italo-americana Lorene Scafaria. Prendendo le mosse da un fatto di cronaca e da un articolo del “New York Magazine”, il film racconta il terremoto finanziario a Wall Street del 2008 attraverso la vita di un gruppo di spogliarelliste dei piani altri di New York. Colpite anche loro dagli effetti della crisi, decidono di mettere in piedi una truffa verso i facoltosi clienti. Con una forte interpretazione di Jennifer Lopez – si rumoreggia anche una possibile candidatura all’Oscar –, il film si pone come duro e patinato atto d’accusa nei confronti dell’amoralità dilagante nei palazzi dell’economia e del potere. Lì non ci sono regole, ma è il denaro che decide tutto. Il corpo delle donne è visto come “merce di scambio” per arrivare a ciò che si desidera. Con un’atmosfera furba e indovinata, persino esplicita, il film colpisce nel racconto di una realtà amara e grigia, senza rispetto per umanità e valori. Il taglio del racconto è senza dubbio interessante, anche se qua e là emergono ingenuità o soluzioni sbrigative. Dal punto dal punto di vista pastorale il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti, da riservare a un pubblico adulto dato il linguaggio adottato.
Articolo disponibile anche su Agenzia Sir
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