51. GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali CEI
Commissione Nazionale Valutazione Film CEI
«Incontrando o ascoltando […] migranti che affrontano tremende difficoltà in cerca di un futuro migliore […] mi accompagna spesso una domanda: “Perché loro e non io?” Anch’io sono nato in una famiglia di migranti […] Anch’io avrei potuto essere tra gli “scartati” di oggi. Perciò nel mio cuore rimane sempre quella domanda: “Perché loro e non io?”» (Francesco, Videomessaggio, 26 aprile 2017). Sono le parole di papa Francesco nel videomessaggio per l’incontro internazionale “TED – The Future You” a Vancouver in Canada; parole di attenzione e inclusione verso gli emarginati di oggi, verso coloro che si mettono in cammino in cerca di un futuro possibile, sfidando avversità e angherie. Il film “Brooklyn” (2015) di John Crowley ben riflette la condizione del migrante europeo nel Secondo dopoguerra, pronto a salpare per gli Stati Uniti in cerca di domani. Il film viene indicato come dodicesima proposta per il ciclo di film sulla “buona notizia” dall’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali e dalla Commissione Nazionale Valutazione Film CEI.
Il viaggio di Eilis verso la maturità
Piccolo film rivelazione del 2016 è “Brooklyn” (2015) di John Crowley, candidato a tre Premi Oscar nel 2016 – miglior film, attrice protagonista e sceneggiatura – e vincitore di diversi riconoscimenti a livello internazionale. Il film è tratto dal romanzo di Colm Tóibín (edizioni Bompiani) e adattato per il cinema dallo scrittore britannico Nick Hornby. È la storia di Eilis Lacey (Saoirse Ronan) negli anni ‘50 in Irlanda. Appena maggiorenne lascia il proprio Paese, malgrado l’attaccamento alla propria terra e alla famiglia, per trovare un futuro negli USA. Tramite il supporto di un sacerdote, padre Flood (Jim Broadbent), Eilis è accolta in una casa per ragazze a Brooklyn, New York, ottendendo un impiego presso un grande magazzino. All’inizio i giorni passano tra le lacrime, con il pensiero rivolto a casa. È poi l’incontro con Tony (Emory Cohen), un giovane italo-americano che l’aiuta a inserirsi nella nuova città e a proporle il sogno di una famiglia insieme. La ragazza trova così un passo diverso, più leggero e fiducioso. L’improvviso ritorno a casa, però, per stare vicino alla madre, la metterà in crisi; sarà chiamata a scegliere la via del proprio avvenire.
Su un copione ben strutturato da Nick Hornby, il film “Brooklyn” di John Crowley convince per la messa in scena suggestiva e avvolgente, per il racconto di una giovane viandante in cerca di riscatto. Eilis è una migrante, una ragazza cui il proprio Paese non riesce ad assicurare un futuro e così, nonostante il peso della separazione, non vede altra soluzione che mettersi in marcia. Sia chiaro, il film non è un’opera sulle difficili e spesso disumane condizioni in cui versano i migranti; è il racconto di un’esistenza in cerca di felicità, percorso che si intreccia anche con la crescita personale della protagonista, tra lavoro e famiglia. Nella veste di un mélo intenso ma non lacrimoso, “Brooklyn” approfondisce le sfumature dell’animo e del cuore di Eilis, posta dinanzi alla scelta tra un legame solido e fiorente e la nostalgia del passato. Eilis – interpretata con misura e partecipazione dalla brava Saoirse Ronan – vacilla per la sua giovane e inesperta età, ma non cede alle paure o all’emotività. Risponde con coraggio alle sfide che la vita le pone davanti, imparando a solcare con fiducia il proprio avvenire.
Valutazione Pastorale Commissione Nazionale Valutazione Film
Vedi Eilis in naturale difficoltà a Brooklyn, poi incerta nell’accettare la corte di Tony, quindi impossibilitata e resistere al richiamo di mamma e sorella che la fanno tornare in Irlanda. E qui, primo stop: Eilis accetta di sposare Tony in segreto prima della partenza. Ma da quando la ragazza fa ritorno in Irlanda è giusto e corretto non anticipare altro. Il copione scorre imperturbabile e tranquillo, come non ci si aspetterebbe mai in un plot che insegue i fatti e non li precede mai. Partendo da un romanzo di Colm Toibin, Nick Hornby ha messo mano al testo con un atteggiamento così lucido da sembrare provocatorio. Eilis è la ragazza ingenua e priva di sotterfugi che, quando capisce di essere in difficoltà per aver tenuto un segreto non consentito, non esita a tornare suoi propri passi, con l’intenzione immediata di dimenticare il passato. C’è una voglia di trasparenza in lei che cancella ogni colpa vera o presunta e fa del racconto un melodramma secco e asciutto, una storia raccontata con forza e robustezza, con una protagonista che ha la capacità di essere se stessa e non fingere alcunché di inutile. È l’equilibrio della logica metodica e misurata. Eliminando di netto seconde letture, sotterfugi, rimandi e sterili metafore, il film scorre così semplice da risultare inossidabile e inattaccabile sotto l’aspetto della comprensione. E lascia quasi meravigliati e storditi. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
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