51. GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali CEI
Commissione Nazionale Valutazione Film CEI
«La malattia, soprattutto quella grave, mette sempre in crisi l’esistenza umana e porta con sé interrogativi che scavano in profondità. […] In queste situazioni, la fede in Dio è, da una parte, messa alla prova, ma nello stesso tempo rivela tutta la sua potenzialità positiva. Non perché la fede faccia sparire la malattia, il dolore, o le domande che ne derivano; ma perché offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo» (Francesco, Messaggio XXIV Giornata Mondiale del Malato 2016).
Dopo Ho amici in Paradiso di Fabrizio Maria Cortese, prima proposta di questo ciclo di film dedicato alla 51a Giornata Mondiale delle Comunicazioni, segnaliamo un altro film sul tema malattia, disabilità e riscatto. È Marie Heurtin. Dal buio alla luce (Marie Heurtin) di Jean-Pierre Améris la settima opera consigliata dall’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali e dalla Commissione Nazionale Valutazione Film CEI.
Marie Heurtin, un incontro che salva e libera dall’oscurità
Si ispira a una vicenda vera il film Marie Heurtin. Dal buio alla luce (Marie Heurtin) di Jean-Pierre Améris, presentato al 67. Festival di Locarno nel 2014 ma uscito nei cinema italiani solamente a marzo 2016.
Francia, fine Ottocento. Marie Heurtin (Ariana Rivoire) è una ragazza di 14 anni con gravi problemi relazionali, nata sorda e cieca. Il padre (Gilles Treton), che di professione fa l’artigiano, non sapendo più come gestire la situazione, la condizione della figlia, chiede a un istituto religioso di accoglierla, l’Istituto di Larnay vicino a Poitiers. È così che Marie fa la conoscenza di suor Marguerite (Isabelle Carré), una giovane religiosa che si prende cura di lei; la religiosa vuole fermamente stabilire un contatto con Marie, desidera trovare il modo giusto per aiutarla a esprimersi.
È un film che parla di prossimità e di misericordia Marie Heurtin. Dal buio alla luce, la storia di un incontro che salva quello tra una giovane suora, pronta a dedicare la propria esistenza per il prossimo, e la quattordicenne Marie, abbandonata invece dal prossimo. Lavorando insieme, si stabilirà un punto di contatto, l’inizio della una risalita verso la vita. È un incontro pertanto che si tinge dei colori della grazia e della speranza.
Con delicatezza e rispetto il regista Jean-Pierre Améris cala lo spettatore nel dramma di Marie, nel buio isolamento della condizione di una ragazza sorda e cieca dalla nascita. Améris riesce a rendere con realismo e poesia lo stato di smarrimento ma anche il momento del cambiamento, l’aprirsi di un orizzonte di fiducia, di possibilità.
Ottimo il lavoro compiuto dall’interprete principale Ariana Rivoire, realmente non udente, nel ruolo di Marie. Altrettanto efficace e riuscita è l’interpretazione di Isabelle Carré nei panni di suor Marguerite, una religiosa che si spende per l’altro, per la comunità; un ritratto di una figura gentile e misericordiosa, che accompagna saldamente Marie nel suo percorso di riscatto, appunto “dal buio alla luce”.
Il film è ben diretto, con una narrazione che scorre via in maniera fluida, senza sbavature retoriche o mielose. Dal punto di vista pastorale Marie Heurtin. Dal buio alla luce è ritenuto consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Valutazione Pastorale Commissione Nazionale Valutazione Film
«Stavo facendo ricerche su Helen Keller, quando venni a conoscenza della storia meno nota di Marie Heurtin e decisi immediatamente di visitare l’Istituto Larnay a Poitiers, dove Marie visse a cavallo del 1800 e 1900… Si tratta di un caso figlio di un duro lavoro e di tenacia, più che di misticismo, le tecniche inventate da suon Margherita sono usate tutt’oggi». Nel riprendere questa storia e nel guardarla con occhi tra passato e presente, Ameris (nato Lione nel 1961) ha il pregio di mantenere alto lo spirito di vivacità e aperto il tono della realtà. Si partecipa con dolore e consolazione alla sorte di Marie; si osserva il rapido mutare delle situazioni; si resta a contemplare la triste parabola tra Marie che vive con rabbia la sua “guarigione” proprio mentre la vita lascia suor Margherita. Il film ha un periodare fluido e sereno, come se una scommessa si alzasse forte sulle due donne, sulla loro nobile volontà di mettersi in competizione con la vita e con la morte, sulla generosità di essere al servizio dell’altra. Merita ricordare che Ariana Rivoire (che interpreta Marie) è nata sorda nel marzo 1995 in una famiglia udente e che è ancora ospite dell’istituto Nazionale di giovani sordi di Chambery quando Ameris la individua e la sceglie. Nitido e calmo, mai retorico o didascalico, il film procede con passione e amore, ed è da valutare, dal punto di vista pastorale, come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
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