GESÙ NEL CINEMA ITALIANO: POVERO E AUTENTICO
Il Vangelo secondo Matteo (1964) di Pasolini: uno sguardo “altro” del cinema italiano ed europeo per la seconda settimana di Quaresima
«Si tratta di seguire e imitare Gesù, che è andato verso i poveri e i peccatori come il pastore verso la pecora perduta, e ci è andato pieno d’amore» (Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2014). È Il Vangelo secondo Matteo (1964) di Pier Paolo Pasolini la seconda proposta cinematografica per la Quaresima 2014 dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali e della Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI.
Lontano dalle suggestioni hollywoodiane
L’opera di Pasolini segna indubbiamente un cambiamento nelle modalità di rappresentazione della figura di Cristo nella storia del cinema. Mentre Hollywood affronta tra gli anni Venti e Sessanta il genere biblico-cristologico in chiave kolossal, puntando su imponenti scenografie e ingenti budget, il cinema europeo, nello specifico italiano, propone un registro diverso. Pasolini – così come Liliana Cavani per il Francesco d’Assisi (1966) – presenta la figura di Cristo in maniera inedita, povera, sfrondandolo di abbellimenti. «Pasolini ha saltato a piè pari le indicazioni edificanti e il facile “meraviglioso” cinematografico del cosiddetto “film biblico” […], ha rifiutato le esteriori occasioni di commozione alla Cecil B. DeMille, le ricostruzioni pseudostoriche alla Nicholas Ray, il pastiche di sacro e profano a cui il normale standard delle produzioni bibliche e cosiddette “religiose” ci ha abituato, ed ha riscoperto una direzione più antica, cui forse, furono più vicine le prime realizzazioni cinematografiche della vita di Cristo, come le Passion Pathé» (L. Castellani, Il Vangelo secondo Matteo, in Rivista del Cinematografo, nn. 9-10, settembre-ottobre 1964, pp. 430-434). Da ricordare nello stesso periodo anche l’approccio storico-didattico di Roberto Rossellini, con le opere Atti degli Apostoli (1969) o Il Messia (1975), così come lo sguardo suggestivo, pittorico, di Franco Zeffirelli con Gesù di Nazareth (1977), opera nata come produzione in più puntate per la Rai e approdata sul grande schermo in versione ridotta.
Il film di Pasolini
Il percorso di “avvicinamento a Gesù” per Pasolini inizia già con i primi film, Accattone (1961), Mamma Roma (1962) e Ricotta (1963); opere in cui dissemina frammenti della vita di Cristo, moderne attualizzazioni del suo calvario nelle periferie povere di Roma. Nel Vangelo secondo Matteo il regista offre una rappresentazione della vita di Cristo con un’attenzione precisa al testo di Matteo, facendo emergere anche la complessità, gli aspetti problematici del messaggio di Gesù. Non siamo più dinanzi a una figura accomodante, come nel cinema hollywoodiano, bensì al Messia venuto in mezzo agli ultimi, ai poveri e disgraziati, per tracciare il cammino con voce netta e inequivocabile. Ambientato nel Meridione, in particolare a Matera, Pasolini sceglie uno stile dimesso, un linguaggio a tratti anti-cinematografico, per accostarsi rispettosamente al testo di Matteo. Per interpretare la figura di Gesù, dopo molte ricerche tra gli intellettuali dell’epoca – nel film compaiono anche Alfonso Gatto e Enzo Siciliano –, Pasolini sceglie il giovane esordiente Enrique Irazoqui, doppiato da Enrico Maria Salerno, mentre per la figura di Maria anziana coinvolge la mamma, Susanna Pasolini.
Accoglienza, polemiche ma soprattutto dialogo
Nonostante il dibattito e le polemiche che precedono l’uscita del film (e che seguitano), principalmente legate alla figura del poeta-regista friulano, Il Vangelo secondo Matteo segna sì un momento importante per la storia del cinema, ma anche per la stessa Chiesa. La Chiesa accoglie, infatti, benevolmente il film di Pasolini: il regista riceve il premio cattolico internazionale OCIC (oggi SIGNIS) alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1964, inoltre viene accordata una proiezione speciale del film per i Padri conciliari nell’ottobre dello stesso anno. Questo sottolinea la stagione di dialogo, di riconciliazione, promossa nello spirito del Concilio Vaticano II; una Chiesa aperta all’incontro con l’altro, con chi, come Pasolini, vive una chiara (irrisolta) distanza (Cfr. D.E. Viganò, Il Vaticano II e la comunicazione. Una rinnovata storia tra Vangelo e società, Paoline 2013).
La valutazione
La scheda della Commissione Nazionale Valutazione Film, redatta nel 1964, riporta la seguente valutazione pastorale: «Nobile illustrazione del Vangelo, con una ragguardevole aderenza al testo sacro, in cui la figura di Cristo è evocata con sobrietà e senza manchevolezze di gusto. Lo stile di chiara evidenza realistica che rifugge dall’iconografia tradizionale, l’aderenza degli attori all’interpretazione pasoliniana del Vangelo e i suggestivi effetti musicali rendono il film interessante. Giudizio morale: Qualche accentuazione realistica, alcune marcate esteriorizzazioni di sentimenti, nonché il tono a volte impropriamente aspro della voce del Cristo non inficiano il valore positivo dell’opera».
Allegati