GESÙ “CONTROCORRENTE”: MUSICA ROCK, ESPLOSIONI DI COLORE E VANGELO
“Jesus Christ Superstar” (1973) di Norman Jewison per la terza settimana di Quaresima: Hollywood infrange gli stereotipi narrativi classici su Gesù con il musical
«In ogni epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chiesa, che è un popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può passare attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo» (Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2014). Terza proposta cinematografica per la Quaresima 2014 dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali e della Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI è il musical Jesus Christ Superstar (1973) di Norman Jewison.
Nuove tendenze cinematografiche negli anni della contestazione
Gli anni Sessanta e Settanta segnano un profondo cambiamento nella società, sotto il profilo politico, sociale, culturale e religioso. Anche nel cinema si affermano nuove tendenze che si fanno interpreti delle istanze del tempo: dalla nouvelle vague francese al nuovo cinema italiano, dal nuovo cinema polacco alla new Hollywood. In particolare, nell’industria hollywoodiana vengono messi in discussione generi e stili narrativi classici, grazie anche all’emergere di nuovi autori come Martin Scorsese, Francis Ford Coppola o Mike Nichols, nonché all’affermarsi di un pubblico giovane maggiormente sensibile ai temi della contestazione e della controcultura.
Anche il genere religioso risente, quindi, di questo fermento socio-culturale. Vengono accantonati i costosi kolossal biblici (le grandi Major sono in crisi economica) a favore di rappresentazioni innovative, provocatorie oppure irriverenti: dal musical Jesus Christ Superstar (1973) di Norman Jewison alla commedia inglese Brian di Nazareth (Life of Brian, 1979) di Terry Jones con i Monty Python, sino al complesso L’ultima tentazione di Cristo (The Last Temptation of Christ, 1988) di Martin Scorsese.
Il musical cinematografico di Norman Jewison
Ispirato all’opera rock composta da Andrew Lloyd Webber e scritta da Tim Rice, il film Jesus Christ Superstar diretto dal regista Norman Jewison (Non mandarmi fiori!, La calda notte dell’ispettore Tibbs, Stregata dalla Luna) affronta la figura di Gesù, raccontando gli ultimi sette giorni della sua vita, sino alla morte in croce. Molti i tratti peculiari: oltre a iscriversi nel genere musical e a proporre una rappresentazione densa di colori, di richiami alla cultura hippy dell’epoca, l’opera presenta la figura di Gesù (interpretato da Ted Neeley) in maniera fortemente umana, senza che compaiano riferimenti alla sua natura divina. È un Messia che non compie miracoli, ma che è schiacciato dal peso della sua missione. Figura centrale della narrazione è, invece, Giuda (Carl Anderson), proposto non come traditore, bensì come “strumento provvidenziale”, chiamato a compiere un disegno divino, ad aiutare Cristo nel suo cammino verso la croce. Non c’è alcun riferimento, poi, alla figura di Maria; l’unica protagonista femminile risulta, infatti, Maria Maddalena (Yvonne Elliman).
Il Vangelo “rock” trascina il pubblico, nonostante qualche polemica
Grande successo internazionale, vincitore di diversi premi tra cui il David di Donatello come miglior film straniero, Jesus Christ Superstar viene accolto in Italia anche con polemiche, per il suo approccio inedito e provocatorio. Viene accusato di essere persino un «film sacrilego», tanto da suscitare contestazioni dinanzi ai cinema o preghiere di riparazione. «Gli interventi e le dichiarazioni a favore e contro si sprecarono. Da coloro che gridarono alla bestemmia a coloro che esultarono commossi davanti ad un’opera “frutto di profonda e sofferta meditazione religiosa”. […] Da un punto di vista strettamente religioso, diciamo che il film è sostanzialmente rispettoso dell’argomento, anche se incompleto […]. Non crediamo quindi si possa giustificare né un rifiuto scandalizzato, né un entusiasmo irrazionale. La vera dimensione in cui il film va visto è quella del suo contesto culturale e commerciale. Perché infatti, se non si bada a questi elementi, non si comprende la natura vera di tutta l’operazione che è di tipo commerciale. Gli ingredienti: Jesus Revolution, revival religioso in molte manifestazioni giovanili soprattutto negli USA e nell’Europa centro-settentrionale, successo della canzone, del long-playing e del musical» (Claudio Sorgi, Il caso “Jesus Christ Superstar”, in Rivista del Cinematografo, 1-2, Gennaio-Febbraio 1974, pp. 4-5).
La valutazione
La scheda della Commissione Nazionale Valutazione Film, redatta nel 1974, riporta la seguente valutazione pastorale: «[…] Ricavata dall’insieme dell’opera, la figura di Cristo non vuole essere, e non è, né quella della storia, né quella dei Vangeli; è invece la figura umana e fortemente contrastata che gli autori raccolgono nel contesto dell’umanità odierna variamente rappresentata, anche se con preferenza per quella giovanile. Su questa imponente e misteriosa Immagine, essi non esprimono giudizi definitivi, anche se, nelle canzoni e nella struttura narrativa a volte richiamano atteggiamenti rapportabili a determinate matrici: es. la rivendicazione di un Giuda “strumento provvidenziale” o la presentazione di un Cristo umanamente perplesso circa la propria missione. In definitiva, gli autori – rivolgendosi più al cuore degli spettatori che alla loro mente – invitano a contemplare il Cristo; a meditare sul fatto del suo permanere perenne, sul suo suscitare entusiasmi e ripulse, lasciando poi a ciascuno il trarne giudizi e deduzioni pratiche di cui neppure propongono le direzioni. Una tale fisionomia di spettacolo-fantasia-religiosa è esaltante e stimolante, anche per la ricchezza artistica del lavoro; merita perciò una raccomandazione, ma esige, tuttavia, un accostamento avveduto e cosciente. Raccomandabile/difficile» (Segnalazioni cinematografiche, vol. 76 – 1974, pp. 206-207).