GMCS 2018: “The Post”, un film sul buon giornalismo

Con l'ultimo film di Steven Spielberg, al cinema dal 1° febbraio, la CNVF inaugura il ciclo di proposte per approfondire il tema della GMCS

giovedì 25 Gennaio 2018
Un articolo di: Massimo Giraldi, Sergio Perugini

In occasione della pubblicazione del 52° Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, dedicato al tema “«La verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Notizie false e giornalismo di pace”, l’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali e la Commissione nazionale valutazione film della Cei propongono, come di consueto da alcuni anni, un ciclo di film per accompagnare il territorio nella riflessione sul Messaggio. Sedici proposte di visione che verranno rese note a partire da venerdì 2 febbraio; sedici schede film ragionate che verranno pubblicate con cadenza settimanale sul portale Ucs e Cnvf sino alla celebrazione della Giornata delle comunicazioni, il prossimo 13 maggio. Ad anticipare il piano dell’opera, le proposte pensate per la comunità tutta – dagli animatori ai catechisti, dai docenti alle famiglie –, è dunque l’approfondimento dedicato al film “The Post” di Steven Spielberg, nelle sale italiane da giovedì 1° febbraio 2018.

“The Post”, il buon giornalismo che si batte per la verità
Si ispira a fatti realmente accaduti l’ultimo film di Steven Spielberg, “The Post”, che rilegge una delle pagine della storia statunitense del XX secolo, attraverso il coraggio e l’ostinazione di due figure del mondo dell’informazione. Parliamo del Katharine Graham (Meryl Streep, che ha ottenuto la candidatura agli Oscar 2018 per il ruolo), prima donna alla guida del quotidiano “The Washington Post”, e Ben Bradlee (Tom Hanks), direttore del giornale, i quali hanno sfidato intimidazioni e poteri forti pur di dare la notizia, di rendere note informazioni sensibili sulle azioni (dubbie e spregiudicate) del proprio Governo durante la Guerra del Vietnam. La vicenda ha luogo nel 1971, quando “The Washington Post” recupera e decide di pubblicare sulle proprie colonne numerosi documenti sul Vietnam, i cosiddetti “Pentagon Papers”, a rischio di insabbiamento.
Senza sciogliere troppo gli snodi della vicenda, della trama, scritta in maniera puntuale e incalzante da Liz Hannah e Josh Singer, il film “The Post” costituisce una riflessione acuta e profonda su una questione di ieri ma ancora centrale nella società contemporanea, ovvero il giornalismo libero e responsabile. Spielberg coglie il cortocircuito di un momento storico preciso, di un cambio di passo nel mondo dell’informazione, riuscendo però ad allargare il campo verso una riflessione di più ampio respiro. Così, attraverso i personaggi di Katharine Graham e Ben Bradlee – resi in maniera vigorosa dal duo Streep e Hanks – il regista tratteggia figure umanamente e professionalmente forti, capaci di mettersi in gioco per affermare il primato della buona notizia, senza lasciarsi condizionare dalle possibili conseguenze delle loro azioni. Pubblicare quei documenti a lungo secretati diventa una questione più che d’onore di deontologia, di etica. È infatti il non piegarsi alle logiche della convenienza o della corruzione il filo rosso che lega i fotogrammi del racconto, in un testo cinematografico che scorre fluido e inteso, anche se non privo di qualche momento di sosta o incertezza.
Con alle spalle più di quarant’anni di attività, Steven Spielberg dimostra ancora una freschezza creativa e una capacità di dirigere storie, attori, ancora potente e attuale. Un regista capace di diversificare i propri progetti, trovando continuo contatto con le varie generazione di spettatori. E ci auguriamo pertanto che proprio i giovani, i nativi digitali – quella fascia di popolazione che il Rapporto Censis-Ucsi ci indica come distante dall’informazione quotidiana, soprattutto stampata – trovino curiosità e vivo interesse in questa vicenda, rimettendo al centro del dibattito pubblico il bisogno di un’informazione libera e responsabile. Una scommessa educativa e culturale per arginare il dilagare delle fake news. Richiesta che emerge anche dalle parole di papa Francesco, dal 52° Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali.

Valutazione pastorale Cnvf
Parli delle origini di Steven Spielberg e di colpo ti ritrovi negli anni Settanta, a quel telefilm “Duel”, che nel 1971 ne avviò la carriera e a quel film “Sugarland Esxpress” che nel 1974 ne segnò il debutto su grande schermo. Sembra (ed è) un periodo lontano, travolto da quaranta anni di cinema, di storia, di evoluzioni tecniche. In fondo ai quali ritrovi un cineasta dalla capacità espressiva intatta e pulita, al servizio di una visione delle cose e dei fatti di nitida lucidità, uomo di cinema insomma che tiene dritta la barra della navigazione nelle tempeste della società e guarda al passato con l’occhio ben aperto sul presente. Così succede in questo “The Post”, rievocazione di un episodio che rimanda esattamente al 1971, anno del suo esordio. Un racconto dentro il quale Spielberg si muove con destrezza e misura, dando esatta la sensazione che il sapere già come sono finite le cose gli serva per scavare in modo più profondo nella psicologia dei personaggi coinvolti, per leggere con maggiore esattezza i risvolti drammatici ed emotivi degli avvenimenti. In questa prospettiva si possono guardare come vivi e palpitanti i ruoli di Katharine Graham e di Ben Bradlee, partecipare ai momenti difficili e decisivi delle scelte che sono chiamati a compiere. E che loro risolvono tra incoscienza, coraggio e rischio come fece a suo tempo James Stewart in “Mr. Smith va a Washington” di Frank Capra, 1939. Con la voglia di giocarsi il tutto per tutto di fronte a scelte etiche non rinviabili per il futuro del Paese. Insomma Spielberg racconta ancora un “come eravamo”, arrivando nel finale a creare i presupposti per preparare i film già fatti, anche da altri (“Tutti gli uomini del Presidente” con Robert Redford e Dustin Hoffman di Alain J. Pakula sul caso Watergate, 1976). Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Articolo disponibile anche sul sito UCS della CEI


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THE POST

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