Nel pieno del clima natalizio al cinema troviamo film per tutti i gusti, per favorire occasioni per stare insieme tra famiglia e amici. E come di consueto l’Agenzia Sir e la Commissione nazionale valutazione film della CEI segnalano un’ampia proposta di titoli per orientarsi.
“Star Wars. L’ascesa di Skywalker”
C’è poco da dire, è il film più atteso delle feste: parliamo di “Star Wars. L’ascesa di Skywalker”, ovvero Episodio IX, diretto da J.J. Abrams. Siamo giunti all’atto finale della saga ideata da George Lucas. In quest’ultimo film si ritrova tutto il corpus tematico precedente: al di là della cornice fantastico-avventurosa, c’è infatti il grande gioco della vita, l’urgenza di compiere una scelta tra bene e male, incalzati dalla pericolosa seduzione del potere. È un grande racconto metaforico-esistenziale che mette a tema l’opposizione tra luce e tenebre. Attorno a questo nucleo narrativo si consuma la parte migliore del film, affidata alla contesa tra Rey e Kylo Ren, i talentuosi Daisy Ridley e Adam Driver. Ancora, nell’opera torna il ruolo della famiglia, l’importanza delle radici, della memoria, così come il bisogno di appartenere a una comunità. Una comunità che sa essere coesa anche quando incorrono tempi instabili o feroci. Nel complesso il film è un fuoco d’artificio di effetti speciali, un grande spettacolo che intriga e affascina. Dal punto di vista pastorale, è consigliabile, problematico e per dibattiti.
“Pinocchio”
Altro grande evento del periodo festivo è l’attesissimo “Pinocchio” di Matteo Garrone, un racconto magico-fiabesco che prende le mosse dal classico di Carlo Collodi. Garrone è riuscito a raccordare lo sguardo dello sceneggiato Rai del 1972 firmato da Luigi Comencini con l’immaginario visivo ricco di chiaroscuri alla Tim Burton. Nel far ciò, il regista ha abbandonato il suo consueto stile duro e asciutto, segnato da realismo cupo, per abbracciare i toni e i colori della favola, del romanzo di formazione a misura di bambino. Il suo “Pinocchio” è, infatti, marcato da dolcezza, poesia e magia. È il racconto metaforico della vita, del diventare piccoli grandi uomini. La regia e la confezione formale risultano molto suggestive e convincenti; grande merito è anche del trucco Mark Coulier. Menzione speciale per il cast tutto, in primis Roberto Benigni, che torna al cinema nel ruolo di un papà, Geppetto, che tanto richiama il brio e la tenerezza di un altro padre, Guido, l’indimenticato protagonista de “La vita è bella”. Film consigliabile e poetico, per dibattiti.
“Last Christmas”
È un’operazione nostalgia a tutti gli effetti. Il film “Last Christmas” si ispira al modello “Love Actually” (2003), popolare commedia britannica a tinte romantiche; inoltre, è un omaggio alla musica degli Wham!, alla canzone “Last Christmas” a 35 anni dalla sua incisione. Al di là di ciò, il film merita un approfondimento maggiore per la linea narrativa che intercetta temi densi di senso: il bisogno di ritessere legami familiari, il ricentrarsi nella vita, l’aprirsi all’altro, al senso di solidarietà e condivisione. E qui si vede certamente l’impronta ideativa dell’attrice-sceneggiatrice Emma Thompson. “Last Christmas” è un “Feel Good Movie” sul Natale, una sorta di “Canto di Natale” alla Dickens attualizzato in pieno clima di Brexit. Nel film c’è il rimettersi in gioco di Kate (Emilia Clarke) attraverso l’incontro con gli ultimi, con la mesa dei poveri; uno spazio non di compassione pietistica, bensì di relazione e condivisione. Film consigliabile, problematico e per dibattiti.
“The Farewell. Una bugia buona”
Seppur indipendente, il film “The Farewell” di Lulu Wang rischia (felicemente) di entrare nella partita dei prossimi Oscar. La regista cinese, ma statunitense di adozione, disegna un mélo familiare tra snodi drammatici e momenti di gioiosa leggerezza. La prospettiva della narrazione è quella della trentenne Billi, che cova in sé il dilemma della verità, quella da dire alla propria nonna, ignara della sua malattia; Billi è l’unica della sua famiglia che si batte affinché la nonna sappia, affinché possa disporre del suo tempo in maniera consapevole. Quella nonna che per lei è sempre stata un punto di riferimento, un porto sicuro nelle incertezze della sua vita, nel suo essere precaria e spaccata tra due Paesi, tra USA e Cina. Un racconto che si mantiene sempre fluido e profondo. Film consigliabile, problematico e per dibattiti.
“Il Primo Natale”
I comici siciliani Ficarra e Picone dal 12 dicembre sono in sala con “Il primo Natale”, un progetto accattivante e ambizioso: raccontare la nascita di Gesù con parallelismi all’oggi, muovendosi sullo stesso schema narrativo di “Non ci resta che piangere” di Roberto Benigni e Massimo Troisi del 1984. Lì nel film di Troisi e Benigni c’era un salto temporale alla fine del Medioevo, qui nella proposta di Ficarra e Picone si torna all’anno zero, alla Betlemme al tempo della venuta al mondo di Gesù. I due autori costruiscono una fitta ragnatela di situazioni ora paradossali ora ironiche, puntando sul contrasto tra passato e modernità. Ne esce un film di grande semplicità e di immediato coinvolgimento. Una tipica storia di Natale, nella quale si ride con misura. Film consigliabile e brillante.
“Il mistero Henri Pick”
Fabrice Luchini si conferma un grande interprete del cinema francese. Nel nella commedia-giallo “Il mistero Henri Pick” regge infatti la scena con grande padronanza e magnetismo. Diretto da Rémi Bezancon, il film si snoda secondo l’ottica di quel meccanismo brillante e di forte presa, che attraversa la commedia e la unisce a sprazzi di note di costume, accenni di ironia, sotto l’ala vigile del thriller di sapore letterario. Forse, in certi passaggi, la voglia di disegnare il ritratto della piccola provincia francese, con sapori e umori fortemente caratterizzati, prevale sullo spazio da dare al “giallo”. La commedia comunque conserva una bella freschezza narrativa. Film consigliabile, brillante e per dibattiti.
“Sorry We Missed You”
Uscirà il 2 gennaio “Sorry We Missed You”, l’ultimo film del regista britannico Ken Loach, autore ottantenne che nel cinema si è dedicato sempre al racconto dei lavoratori precari, degli ultima della società nel cuore della civilissima Europa. Con “Sorry We Missed You”, su cui torneremo prossimamente, Loach ci racconta la famiglia oggi tra affanni e ritmi schiaccianti. Ci mostra gli effetti dirompenti della cosiddetta “gig economy”, del lavoro di fattorini assaliti dall’ansia di consegne al cronometro sulla spinta di una bulimia di acquisti online. Un film lucido, vibrante ed emozionante, che ricorda tanto il bellissimo “Io, Daniel Blake”. Film consigliabile, problematico e per dibattiti.
Articolo disponibile anche su Agenzia SIR
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