A Venezia77 è il giorni di Emma Dante, che presenta in concorso “Le sorelle Macaluso”, versione cinematografica della sua pièce teatrale, un racconto vibrante e poetico di un legame tra sorelle nel tempo. La regista palermitana è alla seconda partecipazione alla Mostra del Cinema della Biennale di Venezia dopo “Via Castellana Bandiera” nel 2013, film che ha segnato anche il suo esordio dietro alla macchina da presa. Secondo titolo della giornata, sempre della selezione ufficiale, è “Wife of a Spy” di Kiyoshi Kurosawa, consolidato autore nipponico che porta al Lido un dramma storico su crimini commessi su civili nel Giappone a ridosso della Seconda guerra mondiale. Il punto con la Commissione nazionale valutazione film (Cnvf) e l’Agenzia SIR sull’ottavo giorno di gara, mercoledì 9 settembre.
“Le sorelle Macaluso”
La pièce teatrale è andata in scena nel 2014. A sei anni di distanza Emma Dante la adatta per il grande schermo con lo stesso titolo “Le sorelle Macaluso”. È la storia di cinque sorelle palermitane e del loro cambiamento nel tempo, a partire da un’estate in cui tutto precipita a seguito un tragico incidente. Assistiamo così a tre diverse stagioni della vita: l’infanzia, abitata dal sogno e dalla spensieratezza, dove i colori e le musiche dell’estate sprigionano euforia e voglia di mordere il domani; l’età adulta, dove i sogni sbiadiscono lasciando il posto a responsabilità e rimpianti, insieme al desiderio rabbioso di poter cambiare corso alle cose; infine, gli anni della vecchiaia, passaggio in cui la rabbia si spegne e lascia il posto a nostalgia e ricordi.
“Per la regista Emma Dante – sottolinea Massimo Giraldi, presidente della Cnvf e membro della giuria internazionale cattolica SIGNIS a Venezia – la casa in cui abitano le cinque sorelle Macaluso diventa lo spazio di un conflitto permanente, nel quale si rispecchiano ansie, aspettative, delusioni e speranze. Questa conflittualità è resa attraverso uno stile aspro, che scava nelle ferite esistenziali e affettive senza la paura di usare toni amari o crudi; nel contempo la Dante ci consegna una storia in cui la famiglia è vero che si ferisce, ma mantiene comunque la sua unità e solidarietà. Le sorelle Macaluso non si abbandonano mai, nonostante dolore e dissapori. Figure genitoriali non compaiono all’orizzonte, aleggiano come presenze sullo sfondo; a dominare e riempire la scena sono solo loro, le ragazze, con una smodata vitalità caratteriale”.
“Un cinema nel segno del graffio ma anche della commozione – afferma Sergio Perugini, segretario della Cnvf e in giuria SIGNIS a Venezia77 – Emma Dante è una regista teatrale eclettica e grintosa, che sa come abitare un linguaggio diverso come quello del cinema, seppur prossimo al teatro. Rappresenta questa storia fatta di sentimenti brucianti e ricordi agrodolci in maniera vibrante e poetica, coniugando gli scontri verbali tra le ragazze con raccordi densi di tenerezza: gli sguardi contemplativi nella casa vuota, la presenza quasi onirica delle colombe o il dolce riflesso di volti dal passato. Un film che scivola dalla luce al buio, dagli anni spensierati di un’estate tra ragazze alle zavorre dell’età adulta. È un po’ come uno ‘Stand by Me. Ricordo di un’estate’ nella Sicilia degli ultimi decenni. Un film assolutamente potente, marcato da malinconia”. Dal punto di vista pastorale il film “Le sorelle Macaluso” è da valutare come complesso, problematico e adatto per approfondimenti in presenza di un adulto o un educatore.
“Wife of a Spy”
Classe 1955, Kiyoshi Kurosawa è un regista molto noto in Giappone e a livello internazionale con riconoscimenti al Festival di Cannes e alla Festa del Cinema di Roma. A Venezia77 presenta un mélo familiare sul binario di un film di spionaggio, che si inserisce in un fatto storico realmente accaduto nel Giappone a ridosso della Seconda guerra mondiale. La storia: siamo nel 1940 e il mercante Yusaku Fukuhara, in un viaggio in Manciuria, assiste a delle atrocità commesse su civili per mano dell’esercito nipponico. Deciso a non tacere, ma a non mettere a repentaglio la moglie Satoko, segretamente raccoglie le prove per fare una denuncia pubblica sul piano internazionale. Satoko, però, scopre i piani del marito e decide di prendere parte alla missione. Nel contempo la situazione bellica precipita e tutto vira al peggio.
“Il regista Kiyoshi Kurosawa – dichiara Massimo Giraldi – si confronta con una pagina poco nota della storia del proprio Paese richiamando uno stile narrativo dei film di genere spionaggio. Sullo sfondo, infatti, appare chiaro il riferimento al cinema di Alfred Hitchcock. Di suo l’autore inserisce una spruzzata di mélo che attenua molto le asprezze narrative, dando al racconto una patina di romanticismo”.
“Dopo ‘Quo vadis, Aida?’ e ‘Dear Comrades!’ – afferma Sergio Perugini – ecco un altro film a Venezia77 che ci consegna una pagina di denuncia sulla storia del XX secolo, un fatto poco noto avvenuto nel Giappone sul crinale della guerra. Rispetto agli altri film la carica di denuncia si ammorbidisce decisamente (forse troppo) fondendosi con una storia di impianto sentimentale. Un’opera fluida, governata con abilità, che coinvolge senza però lasciare troppo il segno”. Dal punto di vista pastorale il film “Wife of a Spy” è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Articolo disponibile anche su Agenzia SIR