In sala “Gran Turismo”, su Netflix “La probabilità statistica dell’amore a prima vista”
lunedì 25 Settembre 2023
Un articolo di:
Sergio Perugini
Ventenni allo specchio nei racconti hollywoodiani, tra sogni, aspirazioni, paure e sentimenti. Anzitutto al cinema l’action-drammatico “Gran Turismo: la storia di un sogno impossibile” di Neill Blomkamp, la vicenda del britannico Jann Mardenborough, che grazie a talento e determinazione è riuscito a passare dalla console della PlayStation al volante di una vettura da corsa su circuiti professionali, sino a confrontarsi con la 24 Ore di Le Mans. Una bella sorpresa, un titolo che unisce uno stile visivo immersivo, lampi di adrenalina e temi importanti come formazione, famiglia, sport e riscatto sociale. Nel cast Archie Madekwe, David Harbour e Orlando Bloom. Su Netflix è disponibile la rom-com “La probabilità statistica dell’amore a prima vista” diretta da Vanessa Caswill con Haley Lu Richardson e Ben Hardy: la storia di un amore tra due ventenni nato ad alta quota, in volo tra New York e Londra, complice un’opera di William Shakespeare. Il punto Cnvf-Sir.
“Gran Turismo” (Cinema, 20.09)
Una bella sorpresa il film “Gran Turismo: La storia di un sogno impossibile” diretto da Neill Blomkamp, una produzione statunitense e giapponese di cui è capofila la Sony Pictures. Il film, che si muove tra azione, dramma e sport, compie una doppia operazione: da un lato valorizza sullo schermo un seguitissimo videogioco, “Gran Turismo”, lanciato sul mercato nel 1997; dall’altro racconta la storia vera di un sogno, quello di un giovane gamer selezionato dal progetto GT Academy che gli ha schiuso le porte delle corse professionistiche internazionali. È la storia del pilota britannico Jann Mardenborough, che si è misurato con diversi campionati, dalla Formula 3 al Super GT. A dargli il volto sullo schermo è Archie Madekwe; comprimari David Harbour, Orlando Bloom, Djimon Hounsou e Geri Halliwell. La storia. Regno Unito, Jann (Archie Madekwe) è un ventenne ancora incerto sul proprio futuro. I genitori Steve e Lesley (Djimon Hounsou e Geri Halliwell) lo pressano affinché non getti via tempo e opportunità. Il padre, operaio, arriva a portarlo in cantiere per mostragli la durezza della vita reale. Jann però ha la mente occupata solo dai videogiochi, soprattutto dalle corse con “Gran Turismo”. Un giorno scopre che la Sony e la Nissan hanno lanciato un contest per accedere a una vera GT Academy da cui verrà formato un pilota professionista. Superate con abilità le selezioni, il giovane si interfaccerà con l’ex pilota Jack Salter (David Harbour) e il manager Danny Moore (Orlando Bloom).
Classe 1979, il regista sudafricano Neill Blomkamp – suoi “District 9” (2009) ed “Elysium” (2013) –, ha una solida carriera nella cura degli effetti speciali per il cinema e i video musicali. Abilità professionale che emerge con evidenza proprio nel suo ultimo film “Gran Turismo”, che visivamente fonde dimensione videoludica e cinematografica. Nel governare il racconto, Blomkamp alterna sequenze realistiche con suggestioni visive che recuperano l’esperienza propria del gaming. Alla luce di queste premesse, si potrebbe pensare che il film “Gran Turismo” risulti un divertissement solo per gamer, una seducente e adrenalinica esperienza visiva dalla poca densità tematico-narrativa. In verità, si rimane felicemente sorpresi dal constatare che l’opera possiede sostanza, materia narrativa che apre riflessione e approfondimenti.
Seguiamo infatti la traiettoria del ventenne Jann che passa dalla confort zone di casa al professionismo sportivo. Una parabola che esplora le diramazioni del sogno e le pieghe della realtà, ovviamente declinate con l’energia coinvolgente di un racconto avventuroso. Ancora, in campo troviamo i valori dello sport, il legame fiduciario che si instaura tra “docente-discepolo”, tra l’ingegnere capo-ex pilota Jack Salter – un ottimo David Harbour, star di “Stranger Things” – e il giovane emergente Jann. Inoltre, emergono con forza anche i legami familiari, il dialogo padre-figlio e la costruzione dell’identità adulta. Nel complesso “Gran Turismo” è un film votato all’intrattenimento e all’evasione, ma di certo non privo di sguardi di senso. Il cast è valido e ben amalgamato (a funzionare sono soprattutto i duetti tra Harbour e Madekwe, come pure i confronti familiari a corrente alternata tra lo stesso Madekwe e Djimon Hounsou). A imprimere inoltre tensione, coinvolgimento, sono le musiche di Lorne Balfe (“Top Gun: Maverick”, “Mission: Impossible 7”) e di Andrew Kawczynski. Film consigliabile, semplice, per dibattiti.
“La probabilità statistica dell’amore a prima vista” (Netflix+, 15.09)
La commedia romantica non subisce logoramento, soprattutto quella statunitense. A ribadire il successo sempreverde delle “rom-com” è l’ultimo titolo arrivato in casa Netflix, “La probabilità statistica dell’amore a prima vista”, diretto da Vanessa Caswill (tra i suoi lavori la miniserie Bbc “Little women” del 2017) e tratto dal romanzo di Jennifer E. Smith “The statistical probability of love at first sight”.
È la storia di un incontro tra ventenni in cerca di definizione, di futuro, che provano a misurarsi con un sogno d’amore apparentemente impossibile. Protagonisti Haley Lu Richardson, che ha trovato popolarità con “A un metro da te” (2019) e “The White Lotus 2” (2022), e Ben Hardy, noto per il ruolo di Roger Taylor nel film omaggio ai Queen “Bohemian Rhapsody” (2018). La storia. New York, oggi. La ventenne Hadley perde il volo per Londra, dove l’aspettano le seconde nozze del padre. È costretta a comprare un nuovo biglietto che la fa incontrare con il londinese Oliver, studente di Statistica negli Stati Uniti che fa ritorno a casa per stare vicino alla madre malata. Nel corso del viaggio, complice un testo di William Shakespeare, si accende la scintilla.
Cosa ha di interessante questo film? Anzitutto racconta l’amore degli anni verdi, con gli occhi di due ventenni in cerca di realizzazione, chiamati a coniugare sogni e realtà. Giovani che hanno alle spalle famiglie premurose, seppur disseminate di fratture: Hadley cerca di assorbire il colpo della separazione dei propri genitori, mai del tutto compresa, cercando in particolare di ritrovare il dialogo disperso con il proprio padre; Oliver è bloccato nelle emozioni, le nasconde dietro a dati e numeri in cui è immerso per i propri studi, cerca disperatamente di sottrarsi all’idea ingombrante della morte che presto raggiungerà la madre malata di tumore. A tutto questo, si aggiunge uno sguardo sullo sfondo inglese, sulla città di Londra, andando a sottolineare la sua tradizione letteraria e teatrale, l’immaginario uscito dalla penna di William Shakespeare. E proprio in onore del Bardo si segnala una particolare sequenza del film, dove la madre di Oliver, Tessa (Sally Phillips), chiede a familiari e amici una sorta di elogio funebre mentre è ancora in vita – desiderando congedarsi con note di tenerezza e non di disperazione – invitando tutti a vestirsi come personaggi delle più celebri opere shakespeariane.“La probabilità statistica dell’amore a prima vista” è un’opera leggera e gradevole, dall’andamento facilmente intuibile. Un film brillante, dall’impianto semplice, senza troppi sussulti, ma comunque dotato di fascino e garbo. Un valido scacciapensieri sul divano. Consigliabile, semplice, per dibattiti.